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L'acqua minerale va in crisi

Le multinazionali dell'acqua in bottiglia, la Nestlé in primis, attraversano una grave crisi che tocca anche il mercato italiano. Calo del 9% in Veneto e nelle regioni del Nord, dove si impone l'uso dell'acqua dal rubinetto, più sicura ed ecologica. Sulla San Pellegrino Obama impone il dazio...

Gli italiani detengono il primato mondiale di consumo di acqua minerale: 11 miliardi di litri imbottigliati all'anno (190 a testa), ma le multinazionale del settore sembra non stiano navigando in buone d'acque, in seguito ad una forte contrazione dei consumi. E ad un cambio di mentalità del consumatore che considera l'acqua del rubinetto, oltre che più sicura ed economica, decisamente più virtuosa dal punto di vista ecologico.
 
Ma veniamo ai numeri, pubblicati da un brillante articolo del Manifesto. In Francia le vendite di acqua minerale sono calate del 7,5% nel 2008, nei ristoranti le ordinazioni di acqua in caraffa sono aumentate del 15% (nel 1990 il 70% dei francesi si fidava dell'acqua del rubinetto, oggi l'85%). Il rallentamento dei consumi riguarda tutti i paesi dell'Unione europea e del nord America (i mercati emergenti, al contrario, sono sommersi da un mare di acqua minerale: + 20% nel 2008). Non per niente quello delle acque minerali è l'unico comparto del gruppo Nestlé che ha subìto una contrazione del fatturato nel 2008 (circa 6.260 milioni di euro, una diminuzione dell'1,6% rispetto al 2007).
 
In Italia invece Nestlé Water, che è proprietaria del 20% di tutte le acque minerali vendute nel nostro paese, parla di un calo che mediamente si attesta attorno all'1,7%. Eppure, malgrado la media sul piano nazionale nasconde cifre molto più preoccupanti a livello locale.
 
Il Veneto rappresenterebbe «la maglia nera dei consumi» con un calo di vendite vicino al 9%. Non lontane da questi risultati le regioni del nord Italia, dove ha fatto breccia la politica dei consumi eticamente sostenibili. Al sud, invece, dove la qualità dell'acqua del rubinetto spesso lascia a desiderare, gli italiani continuano a comprare acqua in bottiglia. 
 
Nonostante un 2008 chiuso in attivo (+ 7,7%), nei primi tre mesi del 2009 le bollicine della Nestlé hanno subito una perdita di fatturato del 15%. E il peggio, dicono fonti della multinazionale, che ha in programma un taglio del terzo del personale, deve ancora venire. Dagli Stati Uniti d'America, grandi stimatori dell'acqua San Pellegrino Nestlé, per esempio, che dal 23 aprile aumenteranno i diritti doganali su alcuni prodotti europei (dazi) come forma di ritorsione al divieto europeo di acquistare carne bovina americana agli ormoni.
 
«Esportiamo il 25% di acqua San Pellegrino negli Usa - spiega Nestlé Water - e con l'aumento del 100% dei diritti di dogana noi saremmo distrutti. Non smetteremo di lottare contro questa decisione». I lavoratori del gruppo Nestlé intanto scioperano, con presidio davanti alla sede milanese, per protestare contro il licenziamento di 282 dipendenti.
 
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